Che dire del Laos, assolutamente uno dei luoghi che più mi piace al mondo, tanto che lo scorso giugno ho deciso di ritornarci per la seconda volta anche se vi era già stato l’estate precedente. Purtroppo la prima volta non avevo avuto molto tempo perché, insieme a due miei amici, avevamo deciso di visitare sia il Laos che la Cambogia e quindi non avevamo avuto la possibilità di spingerci più a nord di Luang Prabang. L’estate scorsa invece ho deciso di visitare solo la parte nord del Paese.
Sono atterrato a Bangkok e da qui, con il treno notturno, sono andato a Vientiane. Una delle cose che più mi piace è viaggiare con i trasporti pubblici e quindi, tempo permettendo, cerco sempre di spostarmi con i treni o con gli autobus. Certo i tempi sono più lunghi ed i viaggi un po’ più scomodi rispetto allo spostarsi in aereo (senza poi parlare degli inconvenienti che di tanto in tanto succedono) ma, a parte che si risparmiano parecchi soldi, gli incontri che si fanno sui mezzi pubblici mi hanno sempre ripagato delle scomodità, per non parlare poi dei paesaggi che si possono ammirare solo quando si viaggia più lentamente via terra. In fondo una delle più belle frasi che ho sentito recentemente è stata quella pronunciata nel cartone Cars, in cui la macchina Sally diceva: “Il bello non era arrivare, il bello era viaggiare”.
Quanto è vero e quanto mi piace questa frase! Arrivato a Vientiane ho deciso di fermarmi un paio di giorni, prima di tutto perché era ancora stanco del viaggio aereo dall’Italia e del fuso orario differente, e secondo perché la città mi era particolarmente piaciuta. Anche se vi ero già stato ho deciso di tornare a vedere sia il Wat Si Saket, il più vecchio tempio della città, che il vicino Wat Pha Kaew. Sono un grande appassionato di statue e questi due templi avevano innumerevoli statue del buddha da immortalare con la mia macchina fotografica.
La sera, dopo aver camminato tutto il giorno, sono andato a farmi fare un massaggio laotiano in un piccolo centro leggermente fuori città. Dopo essermi spogliato in un piccolo stanzino ed essermi lavato, ho alternato sedute nella sauna a bevute di tè caldo per almeno un’ora, dopodichè è arrivato il momento del massaggio. Dopo un’ora di massaggio mi sentivo come in paradiso, completamente rilassato e pronto per una deliziosa cena in uno dei piccoli ristoranti che sorgono lungo le sponde del Mekong. Non mi ricordavo quanto potesse essere piccante la cucina laotiana fino a quando non ho inghiottito la prima forchettata di insalata di papaia!!! Mi ci sono voluti sei grossi e stracolmi cucchiai di riso in bianco mangiati in rapida successione per calmare il bruciore!!!
Dopo la breve parentesi di Vientiane era il momento di dirigermi a nord. La prima tappa è stata Luang Prabang dove volevo fermarmi un paio di giorni ed ho finito per rimanerci una settimana. Non so dire cosa mi piaccia di più di Luang Prabang, se il fatto che sia immersa nel verde oppure che sia attorniata dalle acque; se il fatto che dalla sua collina Phu Si vi sia una vista stupenda oppure che nelle vicinanze vi siano delle favolose cascate; se il fatto che vi siano decine di templi uno vicino all’altro oppure che vi siano numerosi posti sparsi per la città dove farsi fare un massaggio tradizionale; se il fatto che vi sia tutti i giorni uno strepitoso mercato notturno dove comprare oggetti di artigianato locale oppure che sia possibile assistere al mattino presto alla lunga processione dei monaci buddisti che attraversano la città per raccogliere le offerte. Probabilmente è tutto questo e molto altro ancora. Oltre ad essere piena di templi, la città è anche piena di monaci e mi è capitato un paio di volte che qualcuno di loro si sia avvicinato a me per fare quattro parole. Per loro è stata una buona occasione per migliorare il loro inglese e per conoscere qualcuno proveniente da lontano e per me è stata un’ottima occasione per capire un po’ di più di quello che significa essere un monaco buddista e di come si vive nel Laos. Ovviamente, oltre ad andare in giro a chiacchierare con monaci e commercianti, bere ottimi frullati freschi fatti con ogni varietà di frutta e rilassarmi con i massaggi tradizionali, ho anche fatto il turista e sono andato a visitare i vari monumenti che la città offre, tra cui l’interessante museo del Palazzo Reale, dove è possibile imparare qualcosa sulla storia del Paese.
Sarei rimasto ancora a Luang Prabang ma non sapendo quanto tempo avrei passato nel nord non volevo poi dover ritornare in Italia senza aver fatto e visto tutto quello che volevo. Mi sono quindi unito ad una coppia di spagnoli e a due ragazze australiane conosciute in uno degli internet cafè e siamo partiti con una barca da Luang Prabang con destinazione Nong Khiaw. Lungo il tragitto ci siamo fermati a visitare alcuni villaggi ed anche le grotte di Pak Ou dove la mia passione per le statue del Buddha è stata nuovamente ampiamente soddisfatta: nella grotta inferiore ve ne sono infatti centinaia di ogni misura e stile. Appena arrivato a Nong Khiaw ho capito che il nord del Laos era esattamente come speravo: piccoli villaggi immersi in una lussureggiante natura e caratterizzati da un’atmosfera talmente rilassata che è difficile credere che vi possano essere persone che riescono a vivere costantemente di corsa nelle frenetiche metropoli europee o americane. Oltre a Nong Khiaw ho visitato altri villaggi (Ban Houay Bo, Ban Na, Muang La, Pak La, ecc.) ma l’atmosfera era fortunatamente sempre la stessa. Ho fatto trekking, scalato il That Phouxay, fatto escursioni in barca lungo il fiume, nuotato nel fiume, giocato con i numerosi bambini, pescato, letto, bevuto birra in compagnia di turisti e locali, ammirato stupendi tramonti, visitato la grotta di Tham Kang ed il sacro tempio di Chiao Pha Kham Sing.
In poche parole, seppure le giornate siano trascorse secondo il tranquillo stile laotiano, le attività da fare, i luoghi da vedere e le persone da conoscere erano talmente tante che senza neanche accorgermene erano trascorse due settimane. Sono rimasto particolarmente contento di essermi spinto nel nord del Laos: oltre ad essere stato molto interessante imparare i diversi usi e costumi delle etnie che popolano queste zone, ho anche imparato, ammirando lo stile di vita tranquillo dei laotiani, che si può anche vivere benissimo senza dover guardare l’orologio ogni cinque minuti e senza sentirsi continuamente sotto stress perché in ritardo… spero di ricordarmene una volta tornato alla “normale” vita italiana.